lunedì 24 maggio 2010

La contaminazione da diossine delle filiere alimentari



Il caso delle mozzarelle di bufala prodotte in Campania rappresenta solo l’ultimo degli allarmi legati al riscontro di diossine o sostanze diossino-simili negli alimenti. Non solo in Italia, ma anche all'estero, dove per il timore che la produzione casearia italiana sia poco salubre, si preferisce non importare questi alimenti. La Corea prima ed il Giappone dopo, hanno bloccato le importazioni di mozzarella dall’Italia. In un paio di giorni il crollo delle vendite ha causato, secondo il consorzio mozzarella di bufala DOP, un danno da 30 milioni di euro.

In questo caso, come in altri precedenti, i cittadini hanno ricevuto informazioni contrastanti, dagli esperti e dai rappresentanti della classe politica, sia sul livello di pericolosità delle diossine sia sui controlli effettuati presso i caseifici e gli allevamenti coinvolti.

Dapprima le autorità competenti (Ministeri e Regione) hanno affermato che le positività riscontrate da altri Paesi erano legate esclusivamente a battaglie commerciali, poi hanno ammesso che la presenza di contaminanti era stata rilevata già su campioni effettuati in Campania ma non si era ritenuto di dare informazione all’opinione pubblica, in seguito è stato predisposto un piano di campionamenti a tappeto con il blocco cautelativo delle produzioni sino all’esito dell’analisi, contestato dai produttori che sono già stati penalizzati dal calo delle vendite.

In questo contesto è, naturalmente, aumentato l'utilizzo di latte straniero per la produzione di mozzarella campana. Sono “1,8 milioni i quintali di derivati del latte importati in Campania dall’estero da cento aziende, soprattutto dal Centro e dell’Est europeo, per una produzione equivalente pari a 4.746.137 quintali di latte. In pratica, una mozzarella su quattro non è italiana”, rivela il presidente di Coldiretti Campania, Gennaro Masiello.

Niente di strano...

Che cosa sono le diossine
Il termine diossine si riferisce ad un gruppo di 210 composti chimici aromatici policlorurati, formati da carbonio, idrogeno, ossigeno e cloro.
Sono sostanze inodori, termostabili, insolubili in acqua e fortemente liposolubili in grado di legarsi al particellato (sedimento) e alla frazione organica ambientale ed essere assorbite nei grassi dell’uomo e degli animali. Non sono biodegradabili quindi persistono e tendono a bio-accumularsi nella catena alimentare concentrandosi nei grassi dell’uomo e degli animali.

Le diossine sono contaminanti ambientali presenti in tutti gli habitat. Il trasporto con l’aria delle emissioni provenienti da molte fonti (incenerimento dei rifiuti, traffico veicolare, industrie chimiche, ecc.) sono la principale via di contaminazione delle parti arboree, dei pascoli e dei seminativi. Lo smaltimento delle sostanze chimiche in discariche non controllate con fuoriuscite e successive diffusioni delle sostanze tossiche sono la causa della contaminazione dei suoli.

Dagli studi condotti finora si è visto che le diossine tendono a concentrarsi maggiormente nei grassi, quindi i grassi animali. A parità di esposizione, più lunga è la vita dell’animale, più alto è l’accumulo di diossina nel tessuto adiposo.
L’ esposizione avviene anche attraverso la respirazione e la cute.
Alcuni gruppi di popolazione come i neonati lattanti (la madre, soprattutto nella prima gravidanza, cede col primo latte le quantità accumulate nel periodo di vita pre-materno) o i consumatori di diete ad alto contenuto di grassi nelle zone altamente inquinate, sono maggiormente esposti ad alti tassi di diossina.
 

Info

Questo sito è nato per volontà del Comitato delle Associazioni per tutela dell’ambiente e del territorio attive nel Chianti fiorentino, come archivio dei molti materiali raccolti e, attraverso contributi e segnalazioni di tutti, singoli e associazioni, con l'intento – oltre che di informare gli interessati della situazione attuale – di coordinare eventuali azioni da intraprendere.

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